Il carcinoma prostatico è la patologia tumorale più diffusa tra il sesso maschile e compare con l’aumento dell’età. La prostata è una ghiandola dell’organismo maschile collocata anteriormente al retto, il cui compito è produrre e secernere il liquido seminale, influendo quindi sulle funzioni riproduttive. Il tumore alla prostata si verifica quando all’interno di questa ghiandola si forma del tessuto costituito da cellule che crescono in modo incontrollato e anomalo. 

 

Fattori di rischio e soggetti più colpiti

I soggetti più colpiti sono gli over 50, tuttavia va sottolineato che non si tratta di una malattia che riguarda esclusivamente adulti e persone appartenenti alla terza età: il trend degli ultimi anni fa registrare un aumento vertiginoso dei pazienti affetti da tumore alla prostata tra i “giovani adulti”. Secondo il XXXI congresso nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica tenutosi lo scorso ottobre, il numero di nuovi casi, infatti, cresce del 3,4% l’anno tra gli under 50

L’insorgenza della neoplasia è influenzata da numerosi fattori genetici (ad esempio l’età e la genetica) e dallo stile di vita. Il fumo, l’alcol, un’alimentazione ricca di grassi saturi e una vita sedentaria rappresentano fattori di rischio rilevanti per molte patologie, compresa la neoplasia che riguarda la prostata. Inoltre, la familiarità gioca un ruolo cruciale, infatti uomini che in famiglia registrano casi di tumore alla prostata sono statisticamente più esposti a sviluppare la malattia.

 

La visita specialistica

Attraverso la visita urologica lo specialista è in grado di valutare lo stato di salute complessivo dell’apparato urinario e dei genitali esterni, per evidenziare eventuali alterazioni strutturali della ghiandola prostatica, partendo dall’anamnesi del pazienti e da eventuale familiarità con malattie urologiche, proseguendo con l’osservazione dell’addome superiore e della parte bassa della schiena fino alla visita con esplorazione rettale. I controlli urologici periodici dovrebbero avere indicativamente cadenza annuale, ma ogni situazione andrebbe valutata singolarmente. La frequenza dei controlli può variare, su indicazione dello specialista, soprattutto in presenza di fattori di rischio quali obesità, fumo, familiarità.

 

Diagnosi precoce: gli esami di screening

Nelle sue fasi iniziali il tumore alla prostata è asintomatico e non lancia alcun campanello di allarme. Per questo è fondamentale abbracciare la prevenzione, eseguendo test di screening con periodicità, in particolar modo a partire dai 50 anni.

 

Tra i test eletti troviamo:

  • il test PSA che consiste in un semplice esame del sangue in grado di rilevare il livello dell’Antigene Prostatico Specifico, sostanza prodotta dalla ghiandola prostatica. Se la concentrazione ematica di PSA totale fuoriesce dal range di valori ideali, si procede con l’analisi del dosaggio del PSA libero, i cui livelli possono indicare un’eventuale presenza tumorale. L’aumento del PSA non è sempre indice di tumore, anche altre patologie (per esempio infiammatorie) o condizioni particolari possono aumentarne il valore. Questo esame consente di giungere ad una diagnosi precoce al fine di pianificare il trattamento adeguato.
  • la Risonanza Magnetica multiparametrica, un esame diagnostico utile nella prevenzione del tumore alla prostata perché – nel caso di test PSA fuori norma – è in grado di individuare con particolare precisione e accuratezza eventuali lesioni neoplastiche prostatiche.

In caso di sospetto tumore alla prostata sarà eseguita una biopsia prostatica che consiste nel prelievo di piccoli frammenti della ghiandola prostatica da sottoporre ad esame istologico e rappresenta dunque l’ultimo passaggio di visite ed esami prima della diagnosi.

 

Come si cura il tumore alla prostata?

Una diagnosi precoce permette di curare la neoplasia in maniera tempestiva, con maggiori possibilità di guarigione. Gli approcci terapeutici possono essere diversi a seconda dello stato del paziente e del grado di sviluppo del carcinoma al momento della diagnosi. La scelta del trattamento dipende da numerosi fattori (estensione del tumore e diffusione, età del paziente e il suo stato di salute generale). 

Nei casi meno gravi può essere consigliata una vigile osservazione, con il monitoraggio e valutazione periodica del PSA, o la sorveglianza attiva, con aggiunta di biopsie ripetute. Negli stadi più avanzati, prima della via chirurgica, può essere tentata la terapia ormonale o la chemioterapia. 

Per curare il tumore prostatico si ricorre frequentemente alla prostatectomia, intervento effettuato attraverso tecnica chirurgica mini invasiva, efficace per trattare il cancro circoscritto alla ghiandola prostatica. In questo ambito si può valutare la tecnica chirurgia nerve-sparing che riduce le complicanze più frequenti quali incontinenza urinaria (di solito temporanea) e difficoltà erettive.

Infine, un’altra opzione è rappresentata dalla radioterapia, che può rivelarsi utile per trattare quasi tutti gli stadi del tumore.